Gli eventi alluvionali e la freschissima frana hanno indotto i cittadini di Borgoratti ad assumere una posizione di netta contrarietà rispetto al progetto di costruzione di un autosilos interrato di circa 200 posti (di cui 20 pubblici) sul versante verde sovrastante la parte terminale di via Cadighiara, a ridosso di Piazza Rotonda.
All’assemblea organizzata sul posto da Legambiente nel tardo pomeriggio di giovedì 13 novembre hanno preso parte decine e decine di persone, molte delle quali infuriate con il Comune per aver concesso – a loro avviso troppo sbrigativamente – una licenza edilizia per un compendio architettonico di questo tipo in una zona nient’affatto immune dai problemi legati al dissesto idrogeologico.
Stando ad alcuni geologi, l’area oggetto del contendere non presenterebbe particolari criticità quanto a tenuta del suolo (la frana di mercoledì sera – che per qualche ora ha isolato il Levante dalla parte a monte della Valle Sturla – è consistita nel cedimento di un muro a secco), anche se evidentemente necessita di operazioni di consolidamento. Che, sulla base delle dichiarazioni rilasciate a Il Secolo XIX dal titolare di Edilizia Andrea Srl (la società costruttrice), sarebbero portate a buon fine contestualmente alla stessa realizzazione dell’autosilos. Ma l’associazione ambientalista e gli abitanti di Borgoratti sono di parere diametralmente opposto.
Il principale nodo da sciogliere è e resta quello riguardante l’irreggimentazione delle acque. In occasione di grandi piogge, infatti, via Cadighiara si trasforma in un torrente e la vicina Piazza Rotonda in un lago. Per non dire dei rischi a cui soggiace la sottostante via Torricelli.
Che cosa accadrebbe – si chiedono i cittadini – se un’ulteriore e vasta porzione di territorio fosse rivestita di cemento? I sistemi di deflusso e di canalizzazione previsti nel progetto sarebbero adeguati a smaltire l’enorme quantità di acqua piovana scaricata dalle più intense precipitazioni? Sempre Edilizia Andrea assicura di sì, ma la gente non si fida.
Sul tema sta pure scricchiolando la maggioranza di centrosinistra che governa il Municipio Levante. Sebbene quest’ultimo c’entri abbastanza poco (è il Comune di Genova che ha elaborato la pratica e concesso le autorizzazioni), Rifondazione Comunista, SEL e una frazione di consiglieri del PD hanno manifestato, pur con differenti sfumature, il loro dissenso nei confronti del progetto.
Ora Legambiente, di concerto con i cittadini, sta procedendo a una raccolta di firme e a un’azione civile per danno temuto in modo da ottenere l’immediata sospensione dei lavori previsti (e parzialmente intrapresi con la recente rasatura della vegetazione cresciuta sul versante; e proprio in quel taglio radicale di piante e arbusti gli ambientalisti e molti residenti hanno individuato la causa immediata del crollo di due giorni fa).
(Redazione)