Le difficoltà del centrosinistra. La chance del centrodestra. L’incognita M5S. E l’aria che tira nei Municipi.
Il 2016 ormai alle porte farà da preludio a una campagna elettorale (quella per le elezioni comunali della primavera 2017) prevedibilmente accesa e piena zeppa di incognite. Le forze politiche cittadine, che negli ultimi anni sono procedute in ordine sparso, saranno obbligate a trovare una quadra.
Il centrosinistra, se esiste ancora e non si è ridotto a mera espressione geografica, non sta granché bene di salute. Il PD sta ancora leccandosi le ferite del contraccolpo post-regionali (al momento il commissario mandato da Roma ha ottenuto niente più di una tregua armata); sul lato mancino, i vari spezzoni confluiti in Rete a Sinistra (ex PD, SEL, Lista Doria, se ne tiene fuori solo Rifondazione Comunista) danno l’impressione di non avere ancora elaborato una visione comune (lo faranno mai?). Partito Democratico e sinistra continuano sì a sostenere il sindaco Doria, ma con quanta convinzione? Il PD, bontà sua, ha cominciato a giocare a tombola con i nomi di potenziali candidati (Bernini, Borzani, Basso, eccetera). In compenso, nemmeno la parte più vicina al primo cittadino (RaS) sembra capace o pronta a fargli scudo in ogni circostanza. Bisognerà vedere che cosa succederà se e quando il Marchese Rosso scioglierà la riserva sulla sua ricandidatura. Difficilmente i Dem opteranno per la corsa solitaria: la sconfitta sarebbe garantita. E del resto, anche una sinistra orbata del PD di strada ne potrebbe fare pochissima. Vale per entrambi i poli del centrosinistra l’antica massima latina: invitus venio, veniendum est tamen. Ci vengo di malavoglia, ma ci devo venire. Alludeva alla riluttanza con cui l’uomo si prepara a finire al cimitero; sembra scritta apposta per il centrosinistra genovese.
In casa centrodestra, avrà luogo anche a livello comunale la ricomposizione del fronte moderato-liberal-conservatore – sotto forma di quella specie di union sacrée capeggiata dalla Lega – che lo scorso 31 maggio ha permesso al semisconosciuto Toti di dare una dura lezione alla candidata PD Raffaella Paita, strappandole la poltrona più importante di Piazza De Ferrari dopo dieci anni di burlandismo al potere? La Lega Nord, dati elettorali (e sondaggi) alla mano, stavolta avrebbe le carte in regola per candidare un proprio uomo a Palazzo Tursi. Ben più di Forza Italia, che orfana, in Comune, di Lilli Lauro, promossa in Regione, ha perso il proprio esponente più popolare e mediatico (ma chissà, la bionda pasionaria potrebbe ripensarci). Gli altri compagni di cordata, intrinsecamente deboli, sembrano non poter far altro che andare a rimorchio. Il pallino ce l’hanno il Carroccio e gli azzurri. Spetterà a loro giocarlo. L’eventuale vittoria del centrodestra a Genova avrebbe un significato sia politico sia simbolico di primaria importanza: all’ombra della Lanterna questo schieramento non ha mai vinto. Per ritrovare un consiglio comunale non controllato in toto dalle sinistre si deve risalire fino all’inizio degli anni ’90, quando stava per esaurirsi la stagione (centrista, a onor del vero, non destrorsa) del vecchio pentapartito.
Ultimo (ma nient’affatto ultimo), il Movimento 5 Stelle. I pentastellati partono con due grossi handicap: il primo è la modalità di selezione delle candidature, basata unicamente sui clic online. Il procedimento, per tutta una serie di motivi (non ultimo l’esiguità dei partecipanti aventi diritto), non pare essere il migliore possibile. Il Movimento gode di vasto credito in settori non marginali della società (fra i giovani e i “giovani adulti” è il primo partito), ma rischia di disperderne almeno una parte qualora insista nel proporre figure senz’altro integerrime, ma sconosciute, palesemente inesperte e quindi percepibili come non all’altezza. Il secondo gap è l’ostinato rifiuto di praticare una politica di alleanze. Il M5S si fa certo forte, sul piano propagandistico, della sua sbandierata incompatibilità con tutte le altre forze “di sistema”, ponendo così l’accento sulla propria natura alternativa e aliena da qualsiasi compromesso. In concreto, però, ciò significa inibirsi quasi del tutto ogni possibilità di vittoria, giacché non s’è mai visto, quantomeno a Genova, che una lista abbia scollinato, da sola, quota 50%. Il rischio, per i grillini, è pertanto quello di rimanere confinati sine die nei banchi dell’opposizione; e di essere condannati all’irrilevanza.
Va da sé che questo tripolarismo rende pressoché inevitabile il ricorso al ballottaggio tra i due raggruppamenti più votati al primo turno. È un elemento in grado di aprire scenari inediti. Che cosa succederebbe se dovessero fronteggiarsi, seccamente, una delle due tradizionali compagini (cdx o csx) e il M5S? Come si comporterebbe l’elettorato del terzo escluso? Vedremmo i moderati invitare al voto per i progressisti, o viceversa, con l’unico intento di sbarrare la strada a una forza forse populista, certo popolare, non incasellabile in quello spettro politico cui ci aveva abituato una consuetudine nata con la Rivoluzione Francese? (A proposito, è proprio quanto sta capitando in Francia…).
In ogni caso, le future amministrative dovrebbero ridisegnare in profondità la cartografia politica di quei Municipi dove nel 2012 il M5S non si era presentato. Tra questi, quelli del Levante e della Media Valbisagno, entro i cui confini si trovano Bavari e i paesi vicini. Qui, alle ultime regionali, i pentastellati si sono affermati come partito più votato, con percentuali prossime al 30%. È evidente che, confermando simili risultati, una folta pattuglia di esponenti del Movimento prenderanno posto fra i banchi dei rinnovati parlamentini locali. È infatti improbabilissimo, per esempio, che il centrosinistra del Levante riesca nell’impresa non solo di rivincere le elezioni, ma addirittura di confermare gli attuali 16 seggi (su un totale di 24) in virtù dei quali dispone, sic stantibus rebus, di una maggioranza a dir poco sovrarappresentata. Non sfoggia forma migliore (al contrario) il centrodestra levantino, ridimensionato e non molto incisivo (per quanto un buon carnet di candidature e il buon trend elettorale della Lega forse potrebbero dargli una chance anche in via Pinasco).
Tutto è ancora in forse, ma qualcosa si comincia a intravedere. Un test interessante sarà quello delle amministrative 2016 in alcune grandi città E allora, chi vivrà, vedrà.
GRISU’ – Il Drago Buono