INFRASTRUTTURE E PROGRESSO
Il Congresso di Vienna (1815), cui prendono parte tutte le potenze europee per ridisegnare la mappa politica del Vecchio Continente dopo la conclusione dell’epopea napoleonica, decreta la fine della Repubblica Ligure e la sua annessione al Regno di Sardegna-Piemonte. I Savoia sono i nuovi signori della Liguria. L’ordinamento comunale non viene però abrogato. Anche Bavari continua a essere retto da questo sistema amministrativo con a capo il sindaco.
La preoccupazione più assillante per gli amministratori pubblici bavaresi era, in quegli anni, quella delle comuni-cazioni viarie tra il capoluogo e le frazioni e con il centro cittadino. Le poche strade esistenti altro non erano che modeste mulattiere, inadatte anche al passaggio dei carri agricoli. Nel 1880 la giunta Molinari perfezionò il tratto che collegava Bavari con il resto della Valle Sturla, destando l’irritazione degli abitanti di Fontanegli e di Montesignano. Gli amministratori bavaresi giustificarono la loro scelta con la necessità di istituire un collegamento con lo scalo ferroviario di Terralba. Sul finire dell’800 venne inoltre edificato, in sinergia con il Comune di Struppa, il ponte della Rosata; mentre già negli anni ’60 dell’800 il Comune di Bavari aveva provveduto a costruire il ponte “della paglia” per il passaggio della strada nazionale per Piacenza.
In precedenza, tra gli anni ‘30 e i ‘40, il governo sardo-piemontese aveva infine portato a termine, su piani del generale G.B. Chiodo, la costruzione dell’imponente complesso militare del Forte Ratti, a 564 metri di altezza.
Tra la metà dell’800 e l’inizio del ‘900 si registra una sostanziale crescita della popolazione residente nel Comune, che passa da 2500 a oltre 3400 abitanti. In realtà lo sviluppo demografico della delegazione è inferiore a quello di altri centri bisagnini, anche a causa della cronica assenza di insediamenti produttivi.
Il panorama economico del paese si arricchisce di nuove attività, specie nel campo della ristorazione: nel 1880 apre i battenti, ad opera di Giovanni Pitto, la trattoria di via Livello in seguito chiamata «Crista» in onore della titolare, Cristina Pitto, figlia del fondatore; qualche anno più tardi, nel 1893, vede la luce nella frazione di Sella la trattoria «do Ruscin», aperta e gestita per molti anni da Gerolamo Costigliolo (o Ruscin in persona, morto nel 1933) e dalla consorte Rosa Lastrico. Comincia con questi due ristoranti la tradizione culinaria bavarese.
UN CATACLISMA
Sembra leggenda popolare, e invece è verità storica, la notizia di una colossale frana che livellò il suolo ai piedi della rocca sovrastante Bolano: nell’ottobre 1872 una catastrofica alluvione provocò il distacco di un’ingente quantità di terra, roccia e detriti, distruggendo diversi casolari, ma senza mietere vittime.
Una ricostruzione del cataclisma si trova in un manoscritto sulla storia di Bavari steso da don G.B. Emanuele Raffetto negli anni della sua arcipretura bavarese (1911-1925):
«Nel 1872, dopo una pioggia continua per circa quaranta giorni, in una parte della parrocchia chiamata Bollano (sic), Caderossi e Villa avvenne una grande alluvione che seppellì circa una quarantina di case. Si staccò dal monte sovrastante una parte di terreno e per le acque che filtrarono sotto il terreno furono coinvolte in questo movimento le tre indicate località. Fortunatamente non vi furono vittime umane perché questa alluvione avvenne lentamente in modo che i contadini ebbero tempo di asportare bestie, suppellettili ed altri oggetti poiché si accorsero per tempo della triste sciagura. Molte famiglie emigrarono in Riviera, a Rapallo e in paesi vicini. Per questa sciagura affluirono molti soccorsi, ma a detta degli abitanti, pochi ne furono distribuiti e gli altri servirono ad arricchire qualche famiglia più intrigante e prepotente».
Nel 1884 Bavari e frazioni limitrofe furono colpiti da una grave epidemia di colera: il Comune provvide all’organizzazione di lazzaretti nelle scuole e nell’oratorio S. Bernardo.
ALL’ALBA DEL ‘900
Il XX secolo comincia nel peggiore dei modi. La mattina del 10 maggio 1909 una terribile duplice esplosione scuote gran parte del territorio comunale: salta in aria il laboratorio della fabbrica di esplosivi Promethee, situato di fronte al Giro del Fullo. A questa sciagura, che lasciò sul terreno dieci morti e altrettanti feriti, seguì nel 1911 un’altra epidemia di colera, diffusasi in particolare nel triangolo Molassana-Struppa-Bavari. A quest’ultimo toccò ospitare il lazzaretto consorziale, in uno dei padiglioni della Promethee sopravvissuto all’esplosione di due anni prima.
IL MUTUALISMO: LE SOCIETA’ OPERAIE
Si radica sul territorio comunale una forte vocazione mutualistica e associativa: già nel triennio 1907-1909 avevano aperto i battenti, a Montesignano, la società operaia cattolica “S. Michele” e la società mutuo soccorso, laica.
Nel 1911 nasce la soc. op. cattolica “S. Pietro” di Fontanegli e, due anni più tardi, nel maggio 1913, nascono a Bavari la società mutuo soccorso “Operai e Contadini” e la società operaia cattolica “S. Giorgio” (tuttora attive; la seconda con il nome di Circolo Acli).
La grande differenza tra le S.M.S. e le S.O.C. non stava nell’organizzazione e nella missione (in sostanza identiche), ma nell’ispirazione ideale e politica: le S.M.S. erano laiche e si formavano nell’ambito del movimento socialista; le S.O.C. invece erano promosse dalla Chiesa come espressione del cattolicesimo sociale.
Queste associazioni erano istituite per superare le carenze dello stato sociale e garantire ai lavoratori alcune tutele basilari, riducendo le conseguenze negative di eventi dannosi (come gli incidenti sul lavoro, la malattia o il licenziamento). Si autofinanziavano soprattutto con il versamento periodico di quote sociali e con la vendita di vino.
LA GRANDE GUERRA (1915-1918)
Bavari pagò un tributo salatissimo, in termini di giovani vite umane, durante la Prima Guerra Mondiale. I caduti bavaresi furono più di quaranta. Le due società mutualistiche del capoluogo si distinsero nell’organizzazione di collette in favore dei soci in armi e delle loro famiglie.
Fino al 1921 alcuni prigionieri austriaci furono impiegati come maestranze nella realizzazione di tratti della strada carrozzabile di via alla Chiesa S. Giorgio e di via G. Da Verazzano. Vennero rimpatriati al termine dei lavori. Altri prigionieri di guerra austriaci furono inviati al domicilio coatto a Forte Ratti. Due di questi nella vita civile erano ingegneri minerari; essi notarono che le pietre del Monte Ratti e delle alture limitrofe contenevano una cospicua quantità di calcari da cemento. Terminata la detenzione, i prigionieri furono rimpatriati, ma i due ingegneri ebbero l’accortezza di portare con sé alcuni campioni da analizzare. Le analisi confermarono le loro teorie: di lì a qualche anno ritornarono sul posto, provvisti di mezzi ed autorizzazioni necessarie, per effettuare l’estrazione del cemento. Ebbe così origine la cosiddetta «Cementifera», operativa per vari decenni prima con la proprietà austriaca, poi sotto l’egida dello Stato, che in un secondo tempo la assorbì e la gestì fino alla chiusura definitiva.
GLI ANNI VENTI
Tra il marzo e il giugno 1923, per iniziativa dell’arciprete don G.B. Emanuele Raffetto, i parrocchiani di Bavari con diversi valligiani del Bisagno e dello Sturla concorsero in massa alla costruzione del nuovo santuario di N.S. della Guardia, al posto della vecchia cappella di dimensioni ridotte (già parzialmente ampliata nell’800). I muri perimetrali furono eretti in soli 102 giorni. Serviranno tuttavia oltre trent’anni prima che il tempio sia completato.
Nel gennaio 1926 il Comune di Bavari, insieme ad altre diciotto municipalità, è assorbito nella «Grande Genova», perdendo la propria (relativa) autonomia. Fra gli ultimi importanti atti del municipio bavarese si segnala l’approvazione del progetto di costruzione dell’impianto di macellazione in località Cà de Pitta, a Montesignano, in sinergia con il Comune di Genova. I lavori partiranno del 1923 solo dopo alcune accese dispute legali tra le due amministrazioni. Risale sempre alla metà degli anni ’20 l’allaccio del paese alla rete della corrente elettrica. Nel luglio 1927 viene attivata la prima linea di trasporto pubblico sulla tratta Bavari-Borgoratti-Apparizione, in appalto alla ditta Fiumana Bella.
Ancora nel 1926 ha luogo un cambio della guardia al vertice della parrocchia, tra don Raffetto (forse sospettato di simpatie antifasciste) e il più allineato don Ferruccio Grillo. E in quel cruciale 1926 vede la luce anche la sezione bavarese della pubblica assistenza Croce Verde Genovese, avente sede nei locali della S.M.S. (che però di lì a poco saranno requisiti dal fascio locale e utilizzati come spazi in uso all’Opera Nazionale Balilla).